Parto in acqua.
I Racconti del parto

NASCITA DI UN PICCOLO UOMO SAGGIO

 

Ho lavorato fino a due settimane prima del termine. il 30 giugno ho completato il mio lavoro di diploma e l'ho spedito, sentendomi final  mente alleggerita. in questi giorni parlavo col mio bimbo (non ho voluto sapere se fosse una femminuccia o un maschietto) e lo ringraziavo per la pazienza, perchè aspettava che la mamma potesse mettere a posto tutto quanto e conludere tutto ciò che aveva in sospeso. la sera del 30 giugno, mentre passeggiavo nel bosco col cane, mi ricordo di essermi rivolta a lui (il bimbo), dicendogli:"io sono pronta, quando vuoi, vieni, ti aspetto e mi rallegro di stringerti finalmente fra le mie braccia..."

 

la mattina del giovedì 1 luglio 2004, mentre mi rigiravo nel letto beandomi di non avere finalmente più niente in sospeso e di dover solo attendere, ho avvertito la prima contrazione. Non ho mai avuto contrazioni durante la gravidanza, quindi all'inizio pensavo che fossero quelle "preparatorie" che si percepiscono nei giorni prima del parto. Invece no: si presentavano giâ ogni cinque minuti, regolarmente. Ho informato mio marito che quel giorno voleva andare a cercare funghi (e lo so io quanto ci mette a tornare - meglio non rischiare...) e ho finito i preparativi: il lettino, la valigia.

ho fatto colazione, ho letto un po'. ho pagato online i conti di fine mese. mi sono informata su durata, qualità, ritmo delle contrazioni su un sito specifico, cronometrando le mie. che non accennavano a rallentare. Però erano ancora gestibili, riuscivo a respirare profondamente ed il dolore era ben sopportabile.

 

Verso mezzogiorno ho chiamato in sala parto per avere il parere di un'ostetrica. Questa mi dice che può ancora durare molto, preferisco aspettare a casa. Mangio un brodino, sgranocchio qualche biscotto. Alla TV non c'è niente di bello.

Verso le 15.00 le contrazioni smettono. Mi allarmo: ormai mi sono già preparata psicologicamente, non è il momento di fare pause! a dir la verità sono stanchissima e fosse per me mi appisolerei un attimo sul divano, ma l'idea che le contrazioni abbiano smesso adesso che giâ mi rallegravo di poter stringere presto fra le mie braccia il mio bambino non mi dà tregua. Quindi mi alzo (con enorme sforzo), e porto fuori il cane. Fuori pioviggina però fa caldo. Attraversiamo i prati, camminiamo nell'erba alta, sui pascoli ripidi. Faccio abbastanza fatica. ma vengo premiata: verso le 16.00 le contrazioni si ripresentano e vai! cammino ancora mezz'oretta e rientro col fiato corto a casa, entrambi (io e il cane) siamo bagnati fradici. Mio marito si stava preoccupando un po'...

 

mi faccio una doccia, mi cambio. ho di nuovo fame, mangiucchio qualcosa di leggero (ho il terrore di dover vomitare durante il parto, come la mia amica). Mio marito prepara il sugo, suo fratello tra poco sarà da noi per far compagnia al cane e al gatto. Quando arriva, verso le sei, comincio ad essere più irrequieta. la stanchezza mi è passata, e sento che è quasi ora di andare. chiamo di nuovo la clinica ed annuncio il nostro arrivo all'ostetrica di turno. dopo che mio marito ha mangiato, ci avviamo. alle 20.00 siamo lì. Ora le contrazioni sono abbastanza forti, mi devo fermare e respirare profondamente, non posso continuare a fare ciò che stavo facendo.

in sala parto mi stanno aspettando. prima visita: dilatazione 3 cm. il CTG è a posto. potrebbe durare ancora un paio d'ore, mi consigliano di riposare il più possibile. mi metto comoda sul lettone da parto, a mio marito portano un letto normale. alla radio la cronaca della semifinale Grecia-Olanda ogni quarto d'ora mio marito esce a fumare. ricevo un impacco alla lavanda per alleviare il dolore al fondoschiena. luci soffuse, dalla finestra vedo tutta la città illuminata. è una bellissima serata. ogni contrazione però si fa sempre più forte, non riesco più a stare sdraiata, di riposare non se ne parla. verso le 22.00 mio marito chiama l'ostetrica che si stupisce di trovarmi in quelle condizioni (oddio, non che stessi malissimo, ma ad ogni contrazione non riuscivo a stare ferma, sembravo una contorsionista... ) lei che si aspettava che riposassimo fino a mezzanotte!

 

La dilatazione è aumentata – non ricordo quanto ma verso i 7cm. Mi propone un bagno caldo per rilassarmi. Mi va benissimo. Prima devo andare in bagno, avverto uno stimolo ma deve essere già la testa del bimbo che preme, perchè di fatto non riesco a fare nessun bisognino.

L’ostetrica – in realtà sono due: un’allieva al secondo anno ed un’ostetrica sulla cinquantina- mi accompagna dalla toilette fino alla vasca, probabilmente le do l’impressione di non essere molto stabile sulle gambe...

 

Aaahh! L’acqua calda è una goduria... veramente! Potrei addormentarmi. Le doglie hanno smesso momentaneamente – mi era anche stato preannunciato dall’allieva Sara.

Chiacchieriamo un po‘, della sua formazione, della partita, del tempo. La tregua dura poco: dopo circa 10 minuti eccole di nuovo qua, queste ondate di dolore, che partono dal fondo schiena dove avverto il dolore più intensamente. Devo tirarmi su a sedere ad ogni doglia, mi aggrappo a quella specie di corda che è appesa sopra la vasca, probabilmente proprio per questo scopo...

 

Mio marito ha il compito di tamponarmi la fronte, di darmi da bere, di reggere la corda e passarmela quando mi serve.

 

Ogni contrazione si fa un po‘ più forte, ad un certo punto Sara controlla la dilatazione, che è praticamente completa. Mi propongono di aprire la sacca del liquido amniotico: un po‘ mi dispiace perchè una leggenda dice che chi nasce con la sacca intatta è molto fortunato... le due ostetriche però riescono a convincermi: aprendo la sacca è possibile ottenere la dilatazione completa ed accelerare il parto. OK. Non mi accorgo di niente nê si vede niente perchè mi trovo sempre ancora nell’acqua. Non avevo mai pensato di partorire nell’acqua, ma a questo punto mi manca qualsiasi energia per spostarmi anche solo di mezzo metro. E poi è così piacevole stare in acqua... ogni quarto d’ora circa chiedo di aggiungere altra acqua calda. Alle mie spalle un mazzo di fiori, davanti a me la finestra con vista sulla città.

 

Ormai urlo forte ad ogni contrazione, dentro di me mi chiedo quanto durerà ancora, comincio a dubitare della mia forza, della mia tenacia, della mia capacità di sopportare il dolore. Ma per il momento non dico niente – dopotutto è una mia ferma convinzione quella di voler partorire possibilmente senza aiuti medico-tecnici...

 

L’ostetrica più anziana (che bella la sua presenza: sembra una mamma, così serena, tranquillizzante...) mi dice che queste sono le doglie peggiori, quelle transitorie (come si dice in italiano?)

Dopo un po‘ (ho perso la concezione del tempo, esiste solo il va e vieni di questo dolore così intenso, così potente, così autonomo, vecchio come il mondo) sento l’ostetrica che mi invita a spingere, e improvvisamente riacquisto un po‘ di lucidità (credo che tra una doglia e l’altra mi assopivo addirittura!) e mi rendo conto che sto partorendo, che il mio bambino si sta avvicinando, che finalmente posso fare qualcosa attivamente per avvicinarmi a lui! J

 

Quindi per le prossime due-tre conrazioni spingo più che posso, urlando come una pazza. Anche se sento dentro di me come una resistenza, anche se mi sembra che ciò che deve uscire sia troppo grande per poter uscire.... Spingo, urlo, e sento che improvvisamente qualcosa prende il sopravvento. La spinta si fa autonoma. Non devo più dare il mio contributo, accade.

In quel momento sento l’allieva, che stava tastando la testa del piccolo con la mano, chiamare la collega anziana dicendo:"arriva, arriva, arriva!!!"

 

Io sento questa creatura –che al momento mi sembra enorme- sgusciare letteralmente fuori da me, velocissima, e nuotare nell’acqua della vasca, come un pesce.

 

Dopo, più niente. Il vuoto. Il dolore – sparito.

 

Le ostetriche "pescano" il bimbo dall’acqua e me lo posano sul ventre... caldo, morbido, un po‘ violaceo, vivo... il tempo si ferma. Mio marito si avvicina, ci guarda. Vedo la luce del bimbo, la sua energia, riempire tutto il locale. È rosa, perlescente, bellissima. Il mio bambino.

 

In quel momento, tra le mie braccia lascia partire uno zampillo di pipì, che va a finire direttamente sulla mia tetta. In quel momento, e solo allora, mi rendo conto che non sapevo ancora se fosse un bimbo o una bimba. "È un maschietto!" dico a mio marito.

 

Lui mi bacia, ci carezza tutt’e due.

 

Benvenuto Senan –piccolo uomo saggio- ciao bambino nostro.

 

Dopo aver "partorito" anche la placenta, esco dalla vasca, tremo tutta, mi adagiano sul lettone da parto che non ho usato, Senan è sempre ancora fra le mie braccia, ce lo coccoliamo, ce lo guardiamo, siamo innamorati. Non mi accorgo neanche che stanno suturando le lacerazioni a perineo e vagina. Sento solo una leggera puntura quando iniettano l’anestetico.

 

Poi provo a metterlo al seno, e lui subito si mette a ciucciare avidamente, come se non avesse mai fatto altro! Vederlo poppare, così piccolo, così perfetto, mi causa un piacere così intenso che è quasi doloroso...

 

Quando mio marito se ne va a casa a riposare alcune ore, Senan viene vestito da Sara, l’allieva. Un pagliaccetto verde ed un berrettino da folletto – quant’è bello...- perchè chiedo di aprire la finestra. Lo tengo nel letto insieme a me, non voglio separarmene.

 

È stata una delle esperienze più belle, più intense e più importanti della mia vita.

 

                                                                    Cecia

 

dal forum della gravidanza e parto di Mammole

 

 

 

 

 

Finalmente posso raccontarvi il mio parto, ma credo sia bene premettere che il mio racconto dovrebbe partire da circa sei mesi fa, quando ho cominciato ad avere il terrore vero del grande momento.

Mi sognavo di notte, avevo il panico, ero fermamente decisa a partorire solo in una struttura che garantisse l’epidurale, credevo che non sarei mai riuscita a farcela da sola, pensavo di non essere in grado di poter far uscire da me un'altra vita.

Poi piano, piano, ho iniziato un percorso interiore, ho cercato di “sentire” cosa avrebbe preferito il mio bambino, gli parlavo e gli chiedevo di illuminarmi, di aiutarmi a capire quale fosse la decisione migliore per entrambi.

Proprio durante l’ultimo mese di gravidanza ho capito cosa avrei dovuto fare: affidarmi all’istinto e decidere con il cuore.

E così ho fatto.

Ho disertato l’ospedale dove ho fatto il corso e tutte le visite (compresa quella con l’anestesista) e ho deciso di andare in un’altra struttura, sperando di riuscire a partorire in acqua.

 

Qui comincia il racconto vero e proprio del giorno più emozionante della mia vita, il giorno in cui ho avvertito qualcosa di divino nella mia vita, il giorno in cui ho sentito che in una piccola parte di quel miracolo che stava accadendo c’ero anche io.

 

I primi dolori iniziano giovedì sera, già dal pomeriggio mi sentivo strana, ero andata a fare una passeggiata con il mio papà per sgranchirmi un po’ le gambe e ogni tanto sentivo la pancia dura e avvertivo un leggero senso di fastidio.

Dopo cena mi sdraio sul divano e inizio a guardare la Tv, i dolori vanno e vengono, sono molto sopportabili, tipo dolori mestruali.

Inizio a cronometrare la durata e gli intervalli e noto che non durano più di 20/30 secondi, quindi verso le 23.00 andiamo a letto tranquilli.

Verso le 2.00 mi sveglio con una contrazione un po’ più forte ma cerco di stare a letto il più possibile.

Alle 4.30, nonostante le contrazioni siano distanziate di circa 10/12 minuti, telefono all’ospedale perché mi accorgo di avere delle perdite abbondanti, l’ostetrica mi tranquillizza e mi dice di aspettare ad andare in ospedale, che avrei potuto iniziare il travaglio vero e proprio anche il giorno successivo.

Torno a letto ma dopo circa due ore le contrazioni sono molto ravvicinate, circa una ogni 3 minuti, con mio marito decidiamo di andare in ospedale e, dopo la visita col ginecologo, vengo ricoverata verso le 7.30

 

Alle 8.00 ho una dilatazione di 4 cm e inizio ad avere dolori un po’ più forti.

Quando finisce il monitoraggio l’ostetrica, Michela, mi dice che probabilmente il bimbo nascerà nel pomeriggio e mi chiede se voglio provare a fare il travaglio in acqua, io accetto subito.

Mentre si riempie la vasca abbraccio mio marito ad ogni contrazione, ci sono anche delle corde intrecciate appese al soffitto e quando i dolori aumentano ulteriormente inizio a dondolare il bacino tenendomi aggrappata alle corde, il dondolio mi da molto sollievo..

 

Finalmente la vasca è piena, appena entro e mi immergo avverto un sollievo immediato, i muscoli si rilassano e per un po’ riesco a gestire bene le contrazioni, Michela mi controlla e mi dice che vado benissimo, sono già a 7 cm di dilatazione e probabilmente il bimbo nascerà prima del pomeriggio.

Nella vasca sperimento diverse posizioni, la mia preferita per le pause è girata sul fianco, con mio marito che mi da tanti baci sulla fronte mi accarezza la testa, lui è stato davvero eccezionale.

Ad ogni contrazione mi aggrappo ad una corda appesa sopra la vasca, i dolori cominciano ad essere molto forti, verso le 10.00 sento il bisogno di spingere e Michela mi dice che sono a 9 cm di dilatazione ma che se voglio posso iniziare a spingere un po’.

Cerco di sfruttare tutta la contrazione per spingere ma non sempre ci riesco, il dolore si intensifica e io trovo sollievo gridando, ma ormai non sono grida “normali”, sembrano quasi ruggiti, è questa la parola che userà mio marito più tardi.

 

E’ strano, ma gridare mi da la forza di spingere.

 

Michela mi dice “Da adesso in poi segui il tuo istinto”; ormai sono quasi senza forze, fra una contrazione e l’altra mi addormento, viene aggiunta altra acqua calda.

Ad ogni nuova contrazione mi chiedo dentro di me quanto mancherà, sento di non farcela, mia madre, mio marito e l’ostetrica iniziano a dirmi che si vede la testa, che manca poco, ma io non ci credo.

 

E’ in questo momento che credo di morire.

 

Poi sento che sta succedendo da sé.

Mi dicono di aprire gli occhi e Davide è lì, sulla mia pancia.

Il dolore è scomparso. Io sono rinata con il mio bambino.

E’ incredibile con quanta rapidità si passi dalla sofferenza alla gioia pura.

Bagno il mio bimbo con l’acqua calda, gli ripeto mille volte “Amore mio” e vedo mio marito che soffoca un singhiozzo, non l’ho mai visto tanto emozionato in vita mia.

 

Quando esco dalla vasca mi vengono i brividi, non so se è per il freddo o per l’emozione, mi avvolgono in un telo e io non riesco a smettere di seguire il mio piccolo con lo sguardo.

Il medico mi visita, non c’è stato bisogno di episiotomia, ho solo una piccola lacerazione superficiale che viene suturata in un attimo, nemmeno me ne accorgo.

 

Vado a letto sulle mie gambe, con mio marito accanto e mi attaccano subito Davide al seno.

Lo guardo negli occhi e in quel momento so che per tutta la vita sarò perdutamente innamorata di lui.

 

Davide è nato il 21 Aprile 2006, alle 12.00 in punto.

 

Francesca (Frapinguina)

 

Inviato - 26 April 2006 19:44

dal forum della gravidanza e parto di Mammole

 

 

 

 

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